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giornale di cantiere  

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15 maggio 2002
 
Nel piccolo cantiere la mattinata caracollava consueta. Colpi di martello, ululati di mole, biagioantoniacci sparsi, nomi di Dio invano. Poi l'inconcepibie è accaduto.
Un furgone bianco ha percorso il piazzale sollevando una nuvola di polvere, ha descritto un arco perfetto e s'è arrestato tra schizzi di ghiaia. Le portiere si sono spalancate e LORO sono balzate a terra: sigaretta tra le labbra, sorrisetto ironico, fare deciso.
Nel silenzio attonito che ha seguito l'entrata in scena LORO hanno scaricato dal mezzo tavole e pezzi d'impalcatura, gettandoli a terra con trascuratezza un po' ostentata.
Due DONNE.

Ah! Se potessi trovare conforto tra le pagine sbertucciate del mio Moby Dick!
Confronterei la vita del baleniere che percorre i mari remoti in cameratesca intimità e quella dell'edile, uso all'olezzo d'ascelle virili, al dibattito calcistico iterato e alla curreggia ipercalorica.
(Bisogna che ripeschi il libro sennò non la pianto più con questo tormentone)






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